Gli hacker carpiscono saperi e informazioni per operare verso una maggiore accessibilità, aprendo lo scenario della conoscenza verso risultati più inaspettati, generativi, inclusivi. I biohacker sfruttano la biologia nello stile hacker, decodificano le informazioni per replicarle o modificarne i pattern generativi. Una figura di riferimento tra i biohacker e i biodesigner è Neri Oxman.

Biohacker de facto, Oxman lavora all’intersezione tra design computazionale, manifattura additiva, ingegneria dei materiali e biologia sintetica, in un campo che essa stessa ha definito material ecology”. Apre quindi lo sguardo verso una nuova era di simbiosi tra i nostri corpi, i prodotti e addirittura gli edifici, che sono pianificati e modificati biologicamente e digitalmente per, con, e dalla natura. Agire nel mondo delle possibilità che la scienza, il design, l’ingegneria e l’arte offrono, permette ad ardui pensatori di combinare questi quattro campi di sperimentazione creativa che, sebbene storicamente separati, si trovano in questo caso privi di ogni confine disciplinare. Al contrario: sono antidisciplinari.
Infatti, secondo la riformulazione del ciclo di Krebs di Neri Oxman, i
l ruolo della scienza è di convertire le informazioni in conoscenza; quello dell’ingegneria è di convertire la conoscenza in utilità; il ruolo del design è di convertire l’utilità in comportamento umano; quello dell’arte è, infine, di convertire il comportamento umano in un nuovo modo di percepire le informazioni.

Il lavoro di Neri Oxman e del gruppo Mediated Matter del MIT Media Lab mostra come il futuro della progettazione non sia più quello di cercare di creare qualcosa a immagine o somiglianza della natura (Design inspired by Nature), ma essere capaci di manipolare la natura con i processi creativi tipici del design (Nature inspired by Design). Ponendo fine all’era di Gaudì e dell’architettura biomimetica, il cui obiettivo era quello di ricercare forme organiche, Neri Oxman cerca di capire come hackerare la materia fino al livello molecolare per ottenere i risultati progettuali che vadano nella direzione dell’evoluzione.

Esemplare del lavoro svolto dal gruppo Mediated Matter è il Silk Pavillon, che esplora la relazione tra fabbricazione digitale e biologia per la realizzazione di prodotti a scala architettonica, in questo caso strutture superficiali fiber-based. Il padiglione prende spunto dall’abilità dei bachi da seta di generare bozzoli spaziali, per mezzo di un unico filo di seta dalle multiproprietà e di 1 km di lunghezza. L’idea è di definire grazie a un algoritmo una struttura di fili di seta intessuti su di una geometria poligonale da una macchina CNC (Computer Numerically Controlled) e di gestire la densità della trama attraverso i bachi da seta stessi. Sono proprio 3500 bachi da seta che, una volta depositati sulla struttura principale, si comportano come una vera stampante biologica che si occupa di infittire la trama della maglia seguendo gli stimoli che riceve dall’ambiente esterno. Infatti, oltre dai limiti della geometria su cui sono disposti, i bachi sono guidati dai progettisti con la varizione di luci e fonti di calore li che attraggono o respingono a seconda dell’intensità. Prima che si trasformino in farfalle, i bachi vengono tolti dal padiglione: le loro uova, depositate durante il processo di intessitura, sono in quantità tale da poter produrre ulteriori 250 padiglioni.

Attraverso un controllo sistematico della biologia e con un approccio computazionale, è possibile avere risultati volti all’ottimizzazione della forma e del materiale, investigando come assemblare strutture di superficie composte da fibre.

Ad ogni modo, la difficoltà della concezione di tali soluzioni innovative risiede negli strumenti di progettazione a oggi esistenti, che non sono del tutto capaci di simulare o prevedere il comportamento dei sistemi naturali in diverse condizioni e nel tempo.

Antidisciplinarità e assemblaggio controllato di organismi biologici sono gli ingredienti fondamentali del biodesign, la disciplina nella quale biologia e ambiente prendono il posto dei classici mattone e calce.