“Che cos’è un abitacolo? Negli aerei monoposto è il posto del pilota, contenete comandi e strumenti, spazio che nei grandi aerei diventa la cabina di pilotaggio. Nelle automobili di ogni tipo è lo spazio che accoglie le persone. Nelle astronavi è lo spazio che accoglie gli astronauti con tutto il necessario per vivere e controllare la navigazione.
Abitacolo è lo spazio abitabile in misura essenziale. In modo figurativo è anche l’intimo recesso individuale, è il luogo interno dove è situato tutto ciò che forma il proprio mondo.”
Bruno Munari
Ci siamo voluti ispirare all’abitacolo di Munari per progettare una struttura semplice ma polivalente, che nel mondo
immaginifico del teatro facilmente si adatta a finestra, balcone, battello, automobile, divano.
Unico oggetto di scena assume una forte caratterizzazione con la sua viva colorazione, tuttavia rimanendo scarno resta
un oggetto neutro, che viene spostato da una parte all’altra del palco per trasformare lo spazio in un luogo, restituendo
una immagine precisa. Le due lampade realizzate artigianalmente da Chiara Bartali, richiamano le luci calde di
Venezia, e grazie alla griglia che vi ha realizzato sopra, proiettano delle ombre a terra a ricordare la griglia dei
sanpietrini.
Un gioco immaginifico di parole e artefatti, andato in scena a Pisa, il 14 e il 15 Gennaio in due sold out, al Teatro Lux.
Sicuramente la struttura occupa meno spazio di una casa, o di una macchina, un treno, un aereo, ma ha un problema: rimani sempre fermo. Non ti sposti, resti comunque nello stesso posto.
Marco Polo, alla fine dei suoi viaggi apre un’agenzia, dove racconta quando da bambino è riuscito a viaggiare senza mai spostarsi.
Ispirato a “Le città Invisibili” di Italo Calvino, “Il Milione” di Marco Polo, “Se Venezia Muore” di Salvatore Settis, “Fondamenta degli Incurabili” di Iosif Brodskij, e “Morte a Venezia” di Thomas Mann, questo spettacolo è un inno al viaggio immaginario, al viaggio dei bambini, al viaggio più grande che possiamo fare e anche il più difficile; il viaggio dentro di noi.
Un avanti e indietro continuo, supportato e amplificato da un repertorio di canzoni popolari che vanno dal 1940 al 1970. Attraverso cosa? La memoria, la più grande altalena mai costruita. Perché “i ricordi rimangono, e il restare non ha dove”.
Citazione di apertura di Bruno Munari, “Che cos’è un abitacolo”, per Robots di Milano, DOMUS n. 496, marzo 1971
interpreti
Luca Oldani
Bernardo Sommani
testo
Luca Oldani
regia
Luca Oldani
Alberto Ierardi
scenografia e progetto grafico
120g:
Chiara Bartali
Costanza Cioni
Francesca Moschini
Giulia Grassi
Erich Bianchi
Giovanni Inghirami
Fabio Santaniello Bruun
tele di scena
Maria Chiara Colombo
disegno di locandina
Simone Oldani
musiche
Bernardo Sommani