Il contributo danese a questa edizione della biennale consiste in una riflessione sull’importanza del processo collaborativo come unico mezzo capace di condurre verso una reale innovazione e processi sostenibili.
L’esposizione è costituita dalla presentazione di quattro progetti facenti capo a quattro differenti aree tematiche quali mobilità, sviluppo tecnologico, identità culturale e trasformazione sostenibile tutti accomunati dall’essere frutto di collaborazioni pluridisciplinari. A fare da cornice a questi interventi è poi il nuovo edificio multidisciplinare BLOX, firmato OMA e realizzato nel porto di Copenaghen.
Ma veniamo al dunque: quali sono i quattro progetti selezionati dalla curatrice Natalie Mossin?
- Virgin Hyperloop One è in sostanza un tubo sottovuoto all’interno del quale viaggia una capsula sospesa tramite magneti in modo da generare pochissimo attrito e poter viaggiare a velocità altissime (circa 1000 km/h). Questo sistema consentirebbe per esempio di connettere Milano e Napoli in circa 49 minuti. L’arcinoto studio danese BIG ha il compito di tradurre in esperienza architettonica questo sistema tecnologicamente avanzato.
- Svinkløv Badehotel: è la storia di un albergo costruito nel 1925 sulla costa danese e distrutto completamente nel 2016 a causa di un incendio. Sarà ricostruito da Praksis Arkitekter nell’aspetto originale e con tecniche artigianali ma standard contemporanei per conservare la memoria collettiva e tramandarla alle nuove generazioni.
- Isoropia: è la presentazione di un progetto di ricerca che indaga la possibilità di creare nuovi strumenti per la progettazione che integrino la ricerca formale e il calcolo strutturale allo stesso tempo per rendere più efficiente il processo di progettazione che, adesso, deve essere necessariamente aggiornato a ogni passaggio tra le varie professionalità del mondo delle costruzioni. Il progetto è portato avanti da un team interdisciplinare formato da Kangaroo, KET Dipartimento di progettazione strutturale a tecnologie, CITA, Università delle arti di Berlino, Fosters + Partners, Robert McNeel & Associates, Politecnico della Danimarca, format Engineers e Mule Studio.
- Albertslund South: è la riqualificazione di quartiere di edilizia sociale anni ’60. La domanda di progetto era essenzialmente: come poter rendere contemporaneo e sostenibile quella porzione di città costruita quasi sessanta anni fa? La soluzione al problema da parte di Vandkusten arkitektur è stata influenzata fortemente da analisi globali che tenessero conto di fattori ad ampio raggio: dal potenziale culturale, facilità di riutilizzo dei materiali impiegati, questioni ambientali, livello di industrializzazione del processo costruttivo. Tramite l’analisi di queste valutazioni globali si è scoperto che le soluzioni più radicali sarebbero divenute quelle più sostenibili a lungo termine. Inoltre tramite la prototipizzazione di 25 soluzioni architettoniche che utilizzino solo materiale di scarto per la realizzazione di pareti e facciate si è creato un repertorio vario e di alta qualità con un impatto ridotto sul clima e sull’ambiente rispetto a soluzioni consuete.
Sinceramente ho trovato questa proposta un po’ deludente. Se si considera che a me viene la nausea anche soltanto viaggiando con Italo e che il pensiero di infilarmi in una capsula senza finestre mi rende ansiosa più che il giorno di laurea, mi chiedo: pronto Danimarca, c’è nessuno? In termini di cultura dell’architettura cosa vuoi comunicare? Forse il tema del #freespace, poco quantificabile per sua natura, ti ha spiazzato? Siamo sicuri che quella che proponi sia un’idea di futuro realizzabile su larga scala?
Questo tipo di considerazioni non sono cambiate neanche dopo aver assistito alla conferenza di presentazione di Hyperloop presieduta da Bjarke Ingels e gli ingegneri incaricati dello sviluppo del progetto: la percezione è rimasta essenzialmente quella di persone lontane dai problemi del mondo contemporaneo.