Di Camilla Pica
Costruita tra il 1923 e 1925, da Le Corbusier e suo cugino Pierre Jeanneret, Maison La Roche costituisce un progetto architettonico singolare; l’originalità è dovuta all’abilità di riunire nella medesima struttura la galleria di quadri del collezionista Raoul Albert La Roche e i suoi appartamenti. Attualmente l’edifico ospita la Fondazione Le Corbusier.
Per soddisfare le richieste del collezionista, i cugini Jeanneret, concepiscono un progetto in cui le funzioni di galleria e abitazioni sono totalmente dissociate: una parte dell’edifico dedicata all’esposizione d’arte e alla biblioteca e l’altra lo spazio abitativo riservato alle funzioni domestiche, dividendo in questo modo l’area pubblica da quella privata.
Entrando nell’abitazione, il visitatore si trova in una hall a tutta altezza “bagnata dalla luce” della finestra a nastro del piano superiore. Lo sguardo è attirato dal piccolo balcone avanzato che appare sospeso nel vuoto. Al fine di non ingombrare lo spazio centrale con una scala ostentata Le Corbusier ha deciso di progettare due scale ai lati della hall, una delle quali conduce nella dimora e l’altra nella galleria d’arte.
La distribuzione degli spazi di deambulazione è alla base di un concetto che l’architetto svilupperà successivamente nel 1929: la “Promenade Architecturale” (Passeggiata Architettonica). Nel primo Volume delle opere complete è così che Le Corbusier spiega il concetto: “Si entra: lo spettacolo architettonico si offre immediatamente allo sguardo: si segue un itinerario e le prospettive si sviluppano con grande varietà. Si gioca con l’afflusso dei raggi luminosi che rischiarano le pareti e creano penombra. Le finestre svelano alcune prospettive all’esterno dove si ritrova l’unità architettonica …Tutto, anche in architettura, è questione di circolazione”. Segno rappresentativo della “passeggiata architettonica” è la rampa che collega la galleria alla biblioteca, simbolo dello strumento favorito da le Corbusier per la comunicazione tra due livelli consentendo la continuità degli spazi.
Alla verticalità della Hall si contrappone l’estensione orizzontale della galleria delle opere d’arte, le finestre a nastro poste nella parte superiore della stanza consentono alla luce di penetrare in maniera costante ma non invasiva. Attraverso la rampa si accede alla biblioteca, luogo di studio e di contemplazione, uno spazio di ritiro che domina sulla hall dal quale si può osservare senza essere visti. L’esposizione alla luce consente un’illuminazione naturale propria alla lettura. Una mensola in cemento si estende per il lato lungo della stanza al fine di accogliere i libri d’arte del collezionista.
La zona domestica dell’abitazione si può raggiungere attraverso le scale poste al piano terra nella hall, oppure attraverso il balcone interno posto al primo piano che collega direttamente la galleria con la sala da pranzo. Un’ampia vista sull’esterno e la forte luminosità della sala è conferita dalla finestra che occupa il lato per tutta la sua lunghezza. Le lampadine “denudate” richiamano la volontà dell’architetto di sopprimere qualunque ornatura superflua. Proseguendo la visita, al piano superiore è ubicata la camera da letto, detta “camera purista” per la presenza di dipinti di stile puristi creati da Le Corbusier. Al piano terra invece sono disposti la cucina, il garage e la camera del guardiano.
Per la prima volta Charles-Edouard Jeanneret-Gris introduce la sua attività di pittore nel lavoro di architetto. Effettua uno studio sulle tinte dei colori per valorizzare o annullare determinati volumi, mettendo in opera le sue ricerche sulle opere puriste. Il colore della hall forma una continuità con i prospetti, stabilendo un passaggio progressivo tra interno ed esterno. Nella galleria dei dipinti, al contrario, l’ocra cede lo spazio ad una tavoletta di colori: grigio chiaro e giallo tenue per le pareti dei quadri, blu chiaro per muri in penombra, terra scuro per la rampa.
L’interesse portato da le Corbusier per la pianificazione della casa sarà una costante nelle sue ricerche future.