Nonostante il mare. Quando arrivi a Genova ti viene incontro e già respiri bellezza: come non riconoscere alle città che vi si affacciano la capacità di minimizzare la tristezza o di farti credere alla felicità eterna soltanto attraverso lo sguardo che si allunga sulla linea dell’orizzonte. Non tutte le città ne hanno, a qualcheduna talvolta non basta.
Nonostante Renzo Piano. Il porto antico è di nuovo bellezza: mi piace vedervi ancora un esempio di come Piano declini la raffinatezza moderna nel genius loci, rimanendo sempre se stesso ma evitando di scadere in una mera autoreferenzialità. E pensar quanto debba esser stato difficile lavorare nella propria città, in bilico tra la voglia di renderla migliore e l’affetto che ti lega ai luoghi cosi come li hai sempre vissuti.
Nonostante sia Patrimonio dell’Unesco. La città e la sua importanza sono raccontate da via Garibaldi, palazzi bianchi rossi e azzurri, eleganti nelle linee, nelle decorazioni moderate che denunciano benessere ma non eccesso, riservati dietro i muri di cinta da cui sbucano magnolie, aperti nei cortili in cui par comunque dar fastidio entrare.
I carrugi ti portano ovunque, stretti inospitali, dove non puoi far altro che sentirti fuori posto, straniero tra i loro abitanti. Non che si disturbi, semplicemente si è ignorati. I genovesi sono strani, ho sempre percepito una barriera di diffidenza, quasi impenetrabili, ti concedono qualche sorriso a labbra chiuse, e mai alle prime battute. Genova è strana allo stesso modo, la barriera che pone tra se stessa e gli altri è fisica, una sopraelevata che corre parallela alla linea del mare, disegno di cesura netta, limite tra la parte meramente turistica, il porto antico, che è storia e allo stesso tempo immagine, e la città di chi la abita. Si concede un poco, dà di sé l’immagine che tutti si aspettano, il porto antico, Renzo Piano, accontenta il visitatore, lo impegna con l’acquario, non concede di più.
Genova è strana ed è lo specchio dei propri abitanti, forse Genova è una bella città.
