Tralasciando un excursus sulla storia della tipografia e su come l’uso del pennino d’oca abbia influenzato lo spessore delle aste e la giacitura delle grazie, passiamo direttamente al dunque in questa pagina prêt-à-porter sulle nozioni basi della buona tipografia, un vademecum sintetico ed efficace di semplici regole da dover seguire e ricordare, link e illustrazioni utili per i vostri futuri lavori.
Prima di iniziare è importante fare una premessa. La tipografia è al giorno d’oggi largamente e diffusamente sottovalutata, sia in ambiente universitario e scolastico, sia in ambiente professionale, pubblico o privato che sia. Dall’avvento dei pc e degli editor di testi tutti sono diventati capaci di buttare qualche riga su uno schermo, lasciare il font predefinito (ad aver fortuna, altrimenti viene scelto il nostro caro Comic Sans) e stampare pagine su pagine di blocchi disorganizzati di righe. Il mestiere del tipografo e del grafico sono improvvisamente diventati mercé delle masse (stessa la sorte della fotografia con le digitali), portando a risultati spesso vergognosi e riprovevoli di comunicazione anche a livello istituzionale (è bastato un ragazzino per mostrare agli USA che cambiando font per i documenti delle amministrazioni avrebbero potuto risparmiare 234 milioni di dollari all’anno >CNN). Ma la scrittura, e possiamo ricordarcelo o meno proprio grazie a lei, è l’elemento fondamentale nella storia umana che ci ha permesso di diversificarci dagli animali, in quanto ci ha dato la possibilità di tramandare le nostre conoscenze ai posteri su un supporto materiale e (quasi) eterno. E questo supporto è fatto di due parti: una superficie, e la tipografia.
Le lettere, le parole, i puntini sulle i, gli spazi bianchi, i rientri del paragrafo, gli apostrofi, le legature e via dicendo, sono tutti gli strumenti che la nostra più importante scoperta ci ha messo a disposizione per comunicare con il prossimo, e l’uso appropriato di questi è di fondamentale importanza per l’impatto del messaggio che vogliamo passare, e dell’impressione di noi che vogliamo far percepire.
Iniziamo con cinque consigli che ci dà >Matthew Butterick. Se imparerete queste cinque regole di tipografia sarete un miglior tipografo del 95% degli scrittori professionisti e del 70% dei designer professionisti (ed il resto delle indicazioni di Matthew sul suo sito, “vi porterà al 99esimo percentile in entrambe le categorie”).
Ci vogliono solo dieci minuti — cinque per leggerle con calma una volta, cinque per rileggerle di nuovo. Pronti? Via.
- La qualità tipografica del tuo documento è determinato per la maggior parte da come appare il corpo del testo. Perché? Perché c’è molto più testo di tutto il resto. Quindi parti, nel tuo lavoro, nel far sembrare bello il testo, e poi preoccupati di tutto il resto.
- La dimensione in punti è la dimensione delle lettere. Sullo stampato, il range più confortevole per la lettura è tra i 10 e i 12 pt. Sul web, il range varia tra i 15 ed i 25 pixel. Non tutti i font appaiono larghi allo stesso modo ad una determinata altezza del carattere in punti, quindi sii pronto a fare le giuste correzioni.
- La spaziatura tra le righe è la distanza verticale tra due linee di base (le linee immaginarie dove appoggiano le lettere). Dovrebbe essere tra il 120 ed il 145% dell’altezza in punti del testo.
- La giustezza, o larghezza del blocco di testo, dovrebbe essere approssimativamente in un range di 45–90 caratteri per linea, o circa due alfabeti e mezzo, mezzo più mezzo meno; ciò porta, in un foglio A4, ad avere dei margini a sinistra e destra di circa 4 cm, quasi il doppio di quelli standard dei word processor: abcdefghaijklmnopqrstuvwxyzabcdefghaijklmnopqrstuvwxyzabcdefghilmno.
- Ed infine, la scelta del font. La scelta migliore, più veloce e più efficace è ignorare del tutto i font preimpostati sul tuo pc e comprare dei font professionali (è vero che attualmente però Google Font offre set di font professionali gratuiti, li vedremo tra poco); ovviamente si può fare della buona tipografia con i font di sistema (i sistemi Mac hanno installato Helvetica, che è già un buon inizio). Di sicuro non scegliere mai, MAI, Times New Roman o Arial. Li scelgono solo gli apatici ed i pigri. Non i tipografi. Non tu!
Tutto qui. Diventa un habitué di queste cinque regole, ed la maggior parte del lavoro è fatto, e fatto bene.
Se vuoi approfondire, ed arrivare all’85esimo percentile, potete scaricare >qui un manualetto estratto del lavoro di Matthew che vi proponiamo con la sua benedizione. Per il lavoro completo di Matthew, il sito è >questo.
Passiamo a qualche font (alcuni dei tantissimi disponibili) che suggerisce Jeremiah di >Typewolf.
Potete scaricare lo zip con tutti i file .otf da >qui.
Come accennato Google Font offre una bella serie di famiglie di font molto interessanti, da poter sincronizzare sul vostro pc tramite >SkyFonts. La nostra selezione è:
- ABeeZee
- Abel
- Abril Fatface
- Open Sans
- Roboto, Roboto Condensed, Roboto Slab
- Lato
- Source Sans, Source Code, Source Serif
- Raleway
- Droid Serif
- Merriweather
- Lobster
- Lora
- Oxygen
- Playfair Display
- PT Serif
- Arvo
- Dosis
- Volkorn
- Bree serif
- Noto Sans, Noto Serif
- Bitter
E per finire… un po’ di storia ce la vogliamo proprio infilare, ma sotto forma di un bel video di Ben Barrett-Forrest:
… e di un piccolo >PDF molto sintetico, fatto in casa 120g.
PS. Font >va bene sia al femminile che al maschile!