Pablo Lobato è stato l’ospite d’onore del festival dell’illustrazione di Vicenza Illustri Festival, con una mostra tutta dedicata alle sue opere. Tra i suoi clienti si annoverano il New Yorker, Rolling Stones, il Times e tantissime altre testate giornalistiche e riviste (e non solo) di tutto il mondo. Linee nette, colori brillanti e una potentissima capacità di sintesi sono le caratteristiche che rendono riconoscibile il lavoro di Lobato a colpo d’occhio; i lavori per il quale è più cercato e richiesto sono soprattutto ritratti: la capacità dell’artista di sintetizzare in pochi e semplici segni la personalità ed i lineamenti del personaggio ha qualcosa di sinceramente empatico e profondo. Le sue illustrazioni non sono caricature, non tendono a enfatizzare tratti goffi o asimmetrici di un viso per suscitare il riso, ma sono un distillato dell’io e del carattere del suo soggetto.
In occasione del Festival, Lobato ha tenuto un workshop ad un cerchio ristretto di appassionati sul processo di sintesi e di elaborazione grafica di una illustrazione. Partendo dall’onestissimo chiarimento sul fatto che nessuno, lui compreso, inventa nulla, ha iniziato la lezione affermando che il punto iniziale di ogni illustrazione commissionata è un motore di ricerca di immagini, dal quale individuare tutta una serie di angolature, sfumature e declinazioni del tema per poi poterne rielaborare un proprio disegno. Ed è sul disegno che si sofferma, rigorosamente a mano libera su “fogliacci” e carta di poco valore: da decine, centinaia di prove, bozzetti e scarabocchi nasce la base dell’illustrazione. Ed è proprio il disegno la chiave di volta di una buona illustrazione: esso è l’elemento chiarificatore, lo studio della realtà finalizzato a capirla più approfonditamente. Disegnare come il “divisare” albertiano, teso a scomporre il soggetto nelle sue unità costitutive essenziali.
Da queste unità costitutive, le minime che rendono comprensibile il disegno, parte tutto: Lobato cioè porta all’osso il suo soggetto, utilizza il numero più piccolo di tratti, aree e campiture necessarie per rendere comprensibile il suo disegno evitando ogni simmetria. Solo arrivato alla fine di questa fase, dove il disegno è rigorosamente bianco e nero e sono i pattern che danno profondità e varietà alle forme, si possono aggiungere dettagli e colori al solo fine di rendere esteticamente più accattivante l’illustrazione e lasciare la propria firma con colori ed eventuali sfumature.
Consiglia inoltre di specchiare spesso il proprio lavoro: spesso guardandolo da un punto di vista differente si trovano errori compositivi ed elementi che rischiano di fuorviare il messaggio; Lobato scende al dettaglio più impercettibile, tende a far combaciare ogni vertice delle linee su Illustrator, affina le curve di Bezier, unifica dimensioni di guide ed elementi a multipli e sottomultipli dell’unità, trova il minimo numero possibile di angoli e direzioni: la coerenza è fondamentale, è base fondante del lavoro dell’illustratore, una costante necessaria per rendere il progetto grafico e l’illustrazione compatta, consistente e potente.